Perché il genio dei bambini sfugge ai test sul quoziente d’intelligenza

La psichiatra Francesca Mormando: «Spesso i bambini “gifted” danno risposte sbagliate nei test perché sono meno convenzionali e più creativi. Il dono del talento non si può misurare con un test»

Perché il genio dei bambini sfugge ai test sul quoziente d’intelligenza
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Di questi tempi si va diffondendo una caccia ai «gifted» (bambini ad alto potenziale intellettivo), con l’uso dei test di intelligenza, che producono il Quoziente di Intelligenza. La prima osservazione è che per effettuare bene questi test è necessario, e non sempre si verifica, che l’esaminatore/trice sia da lungo tempo esperto, in particolare di persone ad alto potenziale intellettivo, e sia anch’esso ad alto potenziale, per poter intuire sfumature e risposte anche non «giuste», ma creative e adeguate. Per comprendere che intelligenza è anche ciò che ai test sfugge. Il rischio già evidente è che si stampi un timbro – spesso errato e superficiale – in fronte ai bambini, un timbro che non tenga in conto né eventuali errori del testista, né la fluidità delle capacità cognitive, che possono svilupparsi ma anche limitarsi a seconda degli eventi e delle personalità.

Talento artistico e matematico e pregiudizi negativi

A ciò si aggiungono pericolosi e già diffusi preconcetti che pesano sui giudizi, soprattutto scolastici. Molti pensano che chi ha un alto Q.I. sia Asperger o iperattivo, e in generale corredato di default di qualche problema. Questo, oltre a non essere vero, rende ancora più difficile la già dura sopravvivenza a scuola dei bambini con più doti degli altri. Inoltre è importante rendersi conto che l’intelligenza non è solo Q.I. Il pensiero intuitivo, il pensiero creativo, i talenti artistici, sono altrettanto se non più importanti, e non sono misurabili, né coincidono necessariamente con un Quoziente altissimo. È ai lampi del pensiero intuitivo e creativo, dei talenti artistici, fra cui il talento matematico, che si devono le grandi innovazioni, i balzi della civiltà.

Quel «dono» che non si può misurare

Questi «doni» possono essere riconosciuti, uscendo dagli schemi comuni, e con adeguata preparazione e libertà di pensiero. Solo riconoscendoli insegnanti e famiglie possono non ostacolarne lo sviluppo e darne anzi le opportunità. Come scoprire i «doni» non misurabili? Come svilupparli ad ogni età? Che si fa, che si potrebbe fare in Italia per individuare i talenti e favorirne lo sviluppo? A tutto questo è dedicata la OING Human Ingenium, che organizza un primo convegno che si terrà sabato 13 ottobre 2018 a Vicenza. Un team di studiosi si riunirà per sfatare l’importanza esclusiva del Q.I. come misuratore di intelligenza e per mettere a fuoco il mistero dei talenti non misurabili: la sintesi magica.

*Psichiatra e psicoterapeuta

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